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30 maggio 2025
Quando pensiamo all'arte, immaginiamo spesso uno spazio libero, dove chiunque possa esprimere se stesso. Eppure, studiando la storia, ci se rende conto che per molto tempo questo spazio non è stato accessibile a tutti allo stesso modo. In particolare, le donne hanno vissuto una lunga esclusione. Tutto ciò porta a riflettere su quanto la società influenzi non solo la nostra vita quotidiana, ma anche ciò che consideriamo “arte” e chi ha il diritto di crearla o di esserne il centro. Il legame tra le donne e l’arte rivela una storia di esclusione, lotta e progressiva affermazione. Per secoli, la posizione delle donne nella società ha influenzato profondamente il loro ruolo all’interno del mondo artistico: da semplici muse a protagoniste consapevoli del proprio linguaggio creativo. Nelle società del passato, le donne erano generalmente escluse dagli spazi pubblici e culturali. Anche nel campo dell’arte, erano raramente ammesse alle accademie e non avevano le stesse opportunità formative riservate agli uomini. Solo le donne appartenenti a famiglie benestanti potevano ricevere una formazione artistica, ma anche in quel caso erano spesso relegate a generi considerati “minori”, come la pittura di fiori, ritratti o scene domestiche. Inoltre, il ruolo delle donne nell’arte occidentale era fortemente influenzato dai modelli sociali dell’epoca: erano spesso rappresentate come simbolo di bellezza, di maternità, di sensualità, ma anche di tentazione e passività. Era il corpo della donna ad essere al centro della rappresentazione, più che la sua identità. Non sono mancate tuttavia nelle diverse epoche figure di artiste quasi leggendarie: la pittrice greca Aristarete, citata da Plinio; nell’epoca medievale erano molte le donne che si dedicavano alla miniatura, come Jeanne de Montbaston (XIV secolo) la quale, pur lavorando come miniatrice insieme a suo marito, firmava le sue opere, importante eccezione per l’epoca.